Friday 18 April 2008

La rinascita della Fenice


Forse non ho vissuto quei momenti, non ne ho avuto la possibilità, ma magari ogni tanto partendo da quei libri di storia che mi capita di leggere (per "lavoro" o no), dalle parole di qualcuno dei (pochi) giornalisti che riescono a trasmettermi qualcosa, e anche da quelle di alcuni protagonisti, il pensiero ricorre a quell'Italia dei sogni che ha seguito il secondo conflitto. I sogni, sognare. Ieri ho incontrato un uomo, al museo Storico, avrà avuto 55, forse 60 anni, e mi ripeteva sempre quanto fosse stato importante, e lo sia ancora, per lui il sognare. Sognare un futuro migliore, sognare di poter cambiare qualcosa nel mondo, ma anche nella propria vita. E mi ammoniva: "La vostra generazione è sfortunata, non ha più il sogno davanti, voi dovete affrontare la realtà e io per voi la vedo buia".
Stava portando avanti una ricerca sulla sinistra extraparlamentare degli anni 70, comunista convinto, beato lui, che i sogni evidentemente gli ha ancora, ben radicati dentro di se.

Il risultato delle elezioni, devo ammetterlo, mi ha un pò shockato. Ora io non sono un grande politologo, ne un grande statistico (sempre si dica così). Io sono uno studente di storia, e me ne perdonino, mi viene quasi naturale osservare questi momenti come se fossero storia, anche perché in fondo direi che così è. Il mio cervello si pone nell'ottica del: "Cosa scriveranno tra 30 anni di queste elezioni, quali saranno le motivazioni che individueranno dietro a questo risultato?". Le risposte a queste domande non le ho, possiedo solo qualche ipotesi delle cause di questo "spostamento a destra" del paese Italia, qualcuna letta qua e là, altre nate da riflessioni autonome.
"Molti operai hanno smesso di votare i comunisti e, pur iscritti alla cgil, alle urne hanno votato il carroccio", così scrive oggi Repubblica. Altri puntano il dito contro l'astensionismo; addirittura pare che la dirigenza del Manifesto non abbia votato. Che Italia è questa?
Io, sicuramente anche perché ci sono immerso, ma anche perché ne sono convinto, temo che il problema possa essere anche peggiore, e sia radicato nella nuova mentalità giovanile.
E' vero, una nuova gioventù senza sogni, creata da Maria de Filippi e nutrita a cucchiaiate di Grande Fratello, discoteca, nuove suonerie del telefonino e ubriacata del sabato sera (in tutti i sensi), tutto sotto la benevola guida del nonnetto di Arcore. Un nuovo popolo italiano che non è più capace di distinguere il mondo reale dal mondo illusivo della pubblicità, la politica dalle urla. Non c'è più, per i giovani di adesso, un sostrato culturale sviluppatosi nel dopoguerra e trasmesso alla generazione che quella della guerra ha seguito che funga da scudo protettivo, che dia la forza morale di resistere, le conoscenze, le comprensioni, la capacità di critica. Tutto questo è sparito, rimane solo il mondo del consumismo.
Vabbene l'ho messa giu brutta, però sono preoccupato, temo che questo risultato possa presagire qualcosa di ancora peggiore o comunque più radicato di quanto si pensi.
Per ora in ogni caso possiamo anche solo limitarci ai dati di fatto, governo solido alla non-politica, alle parole al vento (ma non c'era una cordata italiana per Alitalia?), e i comunisti fuori dal parlamento. Ecco, questo argomento ha sicuramente destato molto interesse, l'Italia, è stato detto, il partito del più grande Partito Comunista d'Occidente, non ha più comunisti nelle camere...
Bam, Bim Bum, botti incredibili, r.i.p, si dice, funerali; e loro, i protagonisti, che si rigettano magari nella falce e il martello.
Io sinceramente non sono poi così tanto stupito. Ma non si parlava di "via alternativa"? Ma Togliatti era più legato al comunismo massimalista o alle indicazioni da Mosca? Non ha lottato tutta la vita perché il partito riuscisse ad inserirsi all'interno di un dialogo democratico, e lavorasse su un lessico comune con le altre forze politiche in Italia? Ma addirittura le altre forze politiche ad esso avverso non lo hanno di fatto leggitimato tacciandolo di essere antipolitico e anti-italiano, perché un partito che porti i sogni delle innovazioni all'interno del dialogo politico di un paese fa in fondo molta più paura di 1 milione, o anche 3, di manifestanti inneggianti al comunismo? Mi piace, a torto o a ragione, pensare che quindi ci siano ben altri depositari della politica di Togliatti, e questi depositari per fortuna non si trovino in un contesto extraparlamentare. Mi piace credere che il "comunismo", la capacità di sognare un mondo migliore e più giusto ed equo, abbia avuto la capacità di cambiare faccia, di rigenerarsi, di partire dalla più logica conclusione di una sua forma per assumerne un altra, al passo con i tempi e con il mondo circostante, un pò come fa la fenice dalle proprie ceneri. Quello che spero è che in questa nuova forma sia in grado di insegnare anche alle nuove generazioni a guardare un pò più in là.

Filippo Gratton

PS: Scusate per la noia^^

8 comments:

Giampaolo said...

Grazie, Flippo. La tua esposizione (posso chiamarla così?), non solo mi è piaciuta, mi ha anche risollevato l'animo fornendomi una ragione per non essere pessimista perchè mi fa capire che il passato (recente) no è appannaggio di pochi sopravissuti (perchè ancora non trasformati dal qualunquismo ed affarismo imperante) ma che ci sono ancora "ragazzi" capaci di recepire e custodire valori che hanno permeato la nostra gioventù ed i nostri sogni. Niente noia! Sono sempre pronto a scendere in piazza per queste cose!

Mat said...

guardando l'ora in cui hai pubblicato tutto questo e conoscendo i tuoi ritmi lo shock è davvero stato forte!!! :)

a parte le battute...


su molte cose sono daccordo, su altre meno...in particolare sono molto convinto del fatto che purtroppo in Italia, su tutto, siamo "pigri". Pigri perché preferiamo vivere in un mondo che "sembra facile", "sembra bello" e ci culliamo in tutte le sue pieghe e piaghe...
in realtà qualsiasi cosa si cerchi siamo sempre "ultimi"...ci sarà un motivo...ultimi nell'innzovazione tecnologica, ultimi nel cercare strade alternative, ultimi nel definire nuovi sistemi di lavoro/apprendimento...
sembra sempre che rincorriamo qualcosa ma in realtà stiamo fermi.
L'unica cosa che sappiamo fare davvero bene è desiderare di raggiungere gli altri (soprattutto purtroppo nelle uniche cose in cui sarebbe opportuno mantenere i nostri standard e non peggiorarela situazione raggiungendo quelli degli altri)...ma raramente pensiamo poi ad applicare questo desiderio alla realtà (e, come prima, lo facciamo solo dove sarebbe meglio lasciar perdere e fungere noi da "guida" per gli altri)...

ok, sono pessimista...ma davvero, tra il lavoro che faccio e le persone che conosco, la vedo dura...e la vedo dura in qualsiasi caso...ora, forse, un tantino di più...

Mat

marghe said...

Filippo,
niente noia. Grazie tantissimo per questi tuoi spunti di riflessione.
un abbraccio
marghe

Enri P said...

bella analisi, Filippo!

vorrei anche aggiungere una breve riflessione fatta l'altro ieri con mio padre: le ultime elezioni mostrano un dato preoccupante riguardo il cosiddetto "voto giovanile". Negli anni passati si registrava sempre una maggior percentuale di voti "comunisti" alla camera rispetto al senato, dove ovviamente i minori di 25 anni non possono votare. Questo era indice di una gioventu' tendenzialmente di sinistra, che aveva ideali da vendere. Adesso cio' e' sparito...Forse il bombardamento al cervello dei ragazzi fatto dal Grande Fratello e dalla De Filippi ha raggiunto il suo scopo...

Carlo said...

Caro Filippo, innanzi tutto un grazie per aver dato a tutti noi l'occasione per riflettere sul risultato elettorale e sulle questioni che esso pone, e poi un grazie particolare per la passione che si avverte nelle tue parole e che è l'esempio tangibile che le nuove generazioni non sono, nella loro totalità, omologabili agli spettacoli della De Filippi, del Grande Fratello, o alla discoteca, c'è un pezzo di gioventù che si interroga, che pensa, che riflette, talvolta sembra anche disorientata nel cercare la strada da imboccare, a cui affidare il percorso della propra vita. Tu ti interroghi e ci interroghi se il comunismo, quello nel quale hanno creduto e credono milioni di uomini e donne, (e non quello dei regimi comunisti, i paesi del socialismo reale, già giudicati dalla storia)se l'idea del comunismo, quella che noi, almeno quelli della mia generazione, abbiamo fatto nostra con la partecipazione alla vita politica e lo studio delle opere dei classici, ricollegandoci soprattutto alla storia dei comusti italiani, se quell'idea abbia ancora una validità. Penso proprio di sì. Se, ad esempio, c'è una lezione, e dobbiamo saper trarre lezioni dal passato, al di là delle responsabilità ormai accertate sul suo ruolo nell'Internazionale comunista e sulla copertura data agli orrori dello stalinismo, che va recepita dalla politica di Togliatti, è quella insita nella parola d'ordine della "via nazionale al socialismo", che per un verso, allora, rifiutava sia l'idea dello stato e del partito guida, (siamo negli anni dell'Assemblea Costituente, quando il PCI è ormai una forza politica che partecipa alla costruzione democratica della Repubblica in Italia), e per l'altro accettava l'idea che i valori del socialismo potessero realizzarsi in Italia, in Europa e nel mondo solo attraverso la democrazia e la libertà, ner percorso originale che ogni partito avrebbe dovuto mettere in atto tenendo conto delle condizioni in cui operava. E' questa una scelta definitivamente riformista, che abbandona l'ideologia e si confronta con le sfide, sempre nuove, della realtà presente. E quale fosse il riformismo che ormai pervadeva le nuove generazioni di comunisti lo si potè cogliere nella seconda metà degli settanta, quando Berlinguer (troppo frettolosamente rimosso dalla politica e dai politici) portò, pure nella grave emergenza del terrorismo, e nelle difficili condizioni economiche dell'epoca, il PCI ai governi di unità nazionale. Quei governi che pure non avevano nemmeno un ministro comunista, anche se i comunisti facevano parte della maggioranza parlamentare, quei governi realizzarono una politica di riforme straordinaria: la riforma urbanistica (legge Bucalossi sul regime dei suoli), la riforma sanitaria, l'introduzione dell'equo canone, piano decennale per la casa, il decentramento amministrativo dello stato e la creazione dello stato delle autonomie locali, la legge sull'occupazione giovanile. Insomma una stagione straordinaria di riforme che, a mio giudizio, hanno cambiato il volto del paese. Questo per dire che qualsiasi discussione sul comunismo, almeno quello che noi abbiamo creduto, oggi, dopo il risultato elettorale, non può prescindere da questa storia: dalla ricerca di un modo originale di essere comunisti che significa in primo luogo mettere in discussione qualsiasi risposta semplicistica, qualsiasi frase fatta, e adoperarsi per trovare terreni comuni con altre persone che provengono da ispirazioni diverse, ma animate dagli stessi obiettivi. Oggi la speranza,e non il sogno, dei comunisti non è affidata alla ennesima nascita o rinascita di un partito comunista che ne preservi la purezza ideologica contro tutte le diverse contaminazioni culturali ed ideali. Il progetto di Diliberto, secondo me è destinato al fallimento, per la stessa ragione per la quale non c'è più un partito cattolico e un partito socialista. Quando, come riferisci il tiolo di Repubblica, l'operaio in fabbrica si affida al sindacato e in politica alla Lega, non è un operaio moralmente corrotto, è una persona che non crede più alla risposta dell'ideologia; è una persona che pensa e decide con la propria testa, e non più un individuo che fa parte della così detta classe operaia, (che forse non esiste più nei termini in cui è stata pensata nel secolo scorso)e passivamente ascolta l'indicazione del partito. E tuttavia quell'operaio è ancora comunista, ma è spaventato, impaurito dalla mancanza di sicurezza, che non è solo del lavoro, ma è l'insicurezza della microcriminalità, del dover aggiungere alla miseria, o quasi povertà della propria condizione di vita, il danno del furto in casa o dell'auto. Ma mi chiedo: è di destra chiedere che chi commette un reato sconti fino all'ultimo giorno la sua condanna? chiedere l'abolizione degli arresti domicialiari, se non dopo aver scontato almeno due terzi della pena? Insomma chiedere la certezza della pena e inasprire quelle contro la persona e contro i beni e gli interessi dello stato, significa essere di destra? o può anche essere una battaglia dei comunisti, che hanno la consapevolezza che una società preda della paura è pronta ad affidarsi all'uomo forte, al regime autoritario? Come vedi le cose su cui i comunisti, almeno quelli italiani, devono riflettere sono tante, ed è richiesto il contributo di ciascuno, perchè le idee. il comunismo

Carlo said...

Aggiungo questo commento perchè mi è sfuggito il controllo dell'invio di quello precedente. Intanto volevo scusarmi per la lunghezza dell'intervento e poi volevo concludere la frase finale:
perchè le idee vadano avanti.

raffaele said...

Caro Filippo,
grazie per il tuo bellissimo messaggio e le tue considerazioni. C'e' un punto di quello che dici intorno a cui sto pensando in questi giorni. "Cosa si dira' di queste elezioni tra trent'anni?"

Naturalmente non lo so. Riconoscere i trend di lungo periodo e' una delle grandi difficolta' di uno storico, e pochi ci riescono; io poi sono un dilettante. Comunque, penso che queste elezioni siano state per l'Italia uno spartiacque importante, come quelle del '48, del '68, del '79 e del '92, che mi sembra scandiscano i periodi storici importanti della storia Repubblicana. Naturalmente, dietro a questi spartiacque, c'e' una evoluzione graduale della societa' italiana, che ha attraversato diverse fasi ben definite. Allora, cosa e perche' e' successo, e cosa dobbiamo fare per dare un futuro positivo al nostro Paese?

Il voto in un Paese grande come l'Italia e' certamente molto complesso. Vi sono realta' locali, toccate appena marginalmente da qualsiasi cambiamento, caratterizzate da una grande staticita'. Questo e' per esempio il caso del voto siciliano, ma anche perche' no dell'Emilia o della Toscana. C'e' una grande continuita' nel voto italiano, che puo' essere riconosciuta sull'arco di molti decenni, e che testimonia di grandi radicamenti nel territorio di molte realta' politiche - al di la' dei nomi sotto cui agiscono. Non si potrebbe capire nulla della politica italiana se non si tenesse conto del fatto che non solo il PD e' l'erede del PCI, ma anche che che PDL e Lega sono gli eredi di gran parte della DC e dei suoi alleati. L'Italia ha sempre avuto una maggioranza relativa di elettorato moderato e conservatore, tenacemente anti-comunista e anti-statalista, legato a consorterie locali e al voto di scambio.

Ma al di la' di questi elementi fondamentali di continuita', l'Italia e' progressivamente cambiata. Non e' certo piu' da molto tempo lo stato prevalentemente agricolo, con un esteso proletariato povero e spesso analfabeta, caratteristico del primo dopoguerra, societa' dagli squilibri estremi che ispiravano grandi idealita'. Ma non e' piu' neppure la societa' interclassista, ottimista e spendacciona degli anni Ottanta, in cui il lavoro dipendente era pero' ancora protetto da un forte sindacato e dai contratti collettivi legati al posto fisso, e soprattutto da un'economia largamente garantita dal capitale pubblico e chiusa rispetto alla concorrenza internazionale. C'e' un evidente legame tra la crisi elettorale della sinistra radicale, lo spostamento verso destra dell'elettorato italiano, e la crisi del posto fisso, e conseguentemente del sindacato tradizionale. A questa crisi la sinistra tradizionale non ha saputo proporre un modello alternativo praticabile. [A questo proposito, ieri sera sono andato a vedere l'ultimo film di Virzi': anche se ovviamente un po' paradossale e schematico, mi e' piaciuto molto, e se non l'hai gia' visto ti invito a farlo]. E questo spiega anche lo spostamento del voto operaio verso la Lega, che rappresenta innanzitutto e soprattutto la piccola imprenditoria del Nord, che con tutte le sue contraddizioni riesce pero' a garantire un notevole grado di occupazione in alcune regioni del Nord Italia. Perche' un operaio del Nord Italia avrebbe dovuto votare per la Sinistra Arcobaleno? In che modo questo avrebbe potuto garantirgli meglio un futuro a se e ai suoi figli?

Spero che la scelta del Partito Democratico di rompere con la sinistra radicale, quella di candidare nelle proprie liste persone come Ichino, indichi un orientamento nuovo e originale nella sinistra italiana. Penso infatti che una nazione a rischio declino come l'Italia oggi abbia due problemi fondamentali:
- il primo e' trovare una soluzione adeguata al problema del lavoro giovanile. L'evoluzione della societa' negli ultimi anni mostra che il lavoro fisso garantito a tutti o quasi e' ormai irrealizzabile. Piuttosto, e' necessario trovare un modo umano di gestire il precariato; questo significa anche ricomporre la spaccatura generazionale, fra i vecchi garantiti (e tra questi piu' di tutti, la "casta" politica) e i giovani e gli extra-comunitari esposti a tutto
- il secondo e' quello di riuscire a mantenere e possibilmente migliorare l'welfare state costruito nei decenni scorsi. Penso che questo possa realizzarsi solo attraverso un uso piu' efficiente delle risorse, una maggiore qualificazione professionale, l'eliminazione delle sacche di favoritismo, e l'estensione di questi servizi a tutti, anche coloro che non sono cittadini italiani

A mio avviso questo richiede non solo un'etica della solidarieta', ma anche una nuova etica del lavoro, in particolare di quello pubblico, che deve essere innanzitutto un servizio per il cittadino e in cui il merito e l'impegno siano premiati. Occorre riconoscere che il posto fisso come sinecura e' immorale, altrettanto che l'evasione fiscale. Ed e' innanzitutto sull'etica che la sinistra si deve distinguere chiaramente dal "panem et circenses" Berlusconiano. Se nei prossimi anni la sinistra sara' capace di elaborare un programma coerente su questi aspetti, e soprattutto sapra' rinnovare le proprie idealita', penso che sapra' anche superare le sue attuali difficolta'; e in questo caso, potremo rivedere indietro queste elezioni come un passo doloroso ma indispensabile verso la maturazione della nostra nazione. Altrimenti, gli eventi evolveranno da soli verso una societa' molto piu' ingiusta, e probabilmente piu' povera di quella attuale. E forse allora tornera' di moda il marxismo, che e' una dottrina sociale adatta a situazioni di grande contrasto sociale, ma e' veramente quello che vogliamo?

Ciao
Raffaele

Anna C said...

Caro Filippo,

grazie anche da parte mia per il tuo post, e per lo scambio di idee che ha generato... Sento che mi ha fatto bene leggere tutti i commenti.

Ciao ciao,
Anna