Riprendendo la discussione che si sta svolgendo all'interno del post sul Decreto Gelmini, aperto qualche giorno fa, vorrei ringraziare Gigi per averci fatto conoscere la lettera che ha allegato al suo post, veramente interessante.
Anche io, come lui, mi stupisco (contenta) che sia stata messa in prima pagina su un giornale locale. Della lettera mi ha colpito soprattutto un punto, perché è lo stesso su cui sto riflettendo anche io di questi tempi: anche io mi rendo conto, con orrore e smarrimento, che si fa sempre più forte nella nostra società l'ostilità verso la figura dell'insegnante. Non sono solo gli alunni a mettere in discussione la nostra "autorità" in classe, ma anche le famiglie. Nell'ultimo decennio si era notata la tendenza a difendere i figli contro le decisioni dell'insegnante, ma la prospettiva era "il figlio va sempre difeso". Ora invece la prospettiva non è tanto la difesa del figlio, quanto quella di affermare che "il docente ha sempre torto". Può sembrare un sillogismo, una tautologia, ma la sfumatura è ben diversa. E' come se la figura del docente stesse diventando il simbolo della cultura che si vuole eliminare. Non voglio scomodare Freud, ma è come se finalmente, scagliandosi contro la classe docente, che lavora troppo poco, che guadagna pure troppo per quello che fa ecc ecc., la società stesse in realtà aggredendo l'autorità morale e intellettuale (fino a un trentennio fa così venivano visti i docenti, no?) alla quale hanno dovuto in qualche modo "render conto" nella loro vita, e che ora, pensano, possono finalmente irridere, sprezzare, scavalcare. Se ci fate caso, infatti, c'è un certo sadismo nell'espressione e nelle parole di quelli che parlano male della classe docente. Non volevo scomodare Freud, ma insomma, sembra un po' un "parricidio"; solo che mentre questo aveva una finalità positiva, ossia una proficua auto-affermazione, questo che si sta mettendo in atto ora è solo un suicidio.
Secondo me è su questo che dovremmo riflettere: il segnale preoccupante non è tanto, o almeno non solo l'indifferenza per la cultura, ma il rancore, l'ostilità che si manifesta con ferocia contro la cultura e contro i suoi esponenti. E' un fenomeno che secondo me la dice lunga sulla pericolosa direzione che sta prendendo la nostra società.
Alessandra
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